Di DANIELE BELLOMI
not less than equal (2014)
sia il meno lieve, sia un programma che non serva, e che sia
tutto e sia per niente, minuto, preghi per meno dell’orribile,
fatta per fluirne l’aria del copione e concentrarla in emivita,
nel metodo invisibile che vede avanti, dove c’è. che conti,
o lo riguardi una frazione incontrollata e messa in atto,
in giro lungo, posta ad esserne contatto, conta, parte creata,
e prima che sia niente può procedere. non guarda su, poi,
nel data center se lo elimina da sé: ne è l’effetto, creatura
elargita dal punto mura al vuoto che ne spiega, e punto,
è bene e sa, ne ufficializza il nome. disperderlo, per dire
che è finito, dando indizi, parti di volo che non perde,
facendole amate, fatto niente, nella macchina che segue
un’interfaccia familiare e lo protegge. salvo ancora, pare
nuovo quando piomba addosso, arriva al seeding, dentro
la sua nuca in base al conservarne ricorrenze: lunga e lieta
sia la meno lieve, in fase, staccata alla radice, riponendo
quel che c’è del suo futuro. se poi è meglio non sapere,
sì, la predizione, e farne esperimento, rivederla mentre
addebita, comprende, adesso in là di più, come dal vero:
permettere che tutto sia nell’odio, sapendone dell’ora.
Destinati all’immobilità orale dunque?!
Parole senza genesi.
Resistenza della fissità?!
L’ha ripubblicato su disartrofonie.