Manifesto della Pulsione. Body Writer, Graffiti Desiderio

Henri Matisse, La danse, 1910

Di VITALDO CONTE

Le scritture della pulsione si animano su molteplici supporti che diventano essi stessi una pelle, anche attraversando le grinze e abrasioni della carta. Tendono naturalmente verso il loro “fuoripagina”.
Le corpo-grafie pulsionali, pur avendo confini fluttuanti, mantengono sotto traccia le memorie e i brusii della parola che possono narrare creazioni di desiderio. Questo richiama lo scrittore che vuole divenire un amante artista. Come scrivo in una poesia: – Volevi farti spiare dal mio doppio sguardo: quello amante e quello dell’artista –.

La mia scrittura inglobante è, ed è stata, spesso “dettata” dalla pulsione del desiderio. Nota a proposito Vittoria Biasi su ‘Penthouse’ (1989): «La parola, l’immagine, il suono, la cinesi, la teatralizzazione della stessa scrittura sono le intermedialità dell’estrinsecazione desiderante attraverso i molteplici risvolti… dei linguaggi diversi. In pertinenza con questa pratica espressiva è la creatività totale dell’operatore e poeta Vitaldo Conte. Quello che l’autore definisce il “labirinto della propria scrittura“ è l’iperscrittura del desiderio proprio a “inglobare nella propria lingua sconfinamenti, memorie, coniugazioni e contagio con l’altro”; è scrittura “inglobante” di compiacimento del desiderio posseduto nella pagina; è l’iperscrittura della pulsione edemica per il contagio del senso, con il medium dei sensi, per determinare una sinestesia di sensi… voglio ora entrare nel godimento scritturale di Conte».

Credo che oggi una narrazione pulsionale voglia essere espressa attraverso un testo aperto agli sconfinamenti. In questo i generi della scrittura possono convivere naturalmente, colloquiando fra di loro: racconto, lettera, poesia, saggistica costituiscono così un unico testo. Questo può divenire anche un’espressione d’arte, attraversando parole che diventano “maschere” di scene, corporeità di pittura e in evento, narranti le pulsioni del desiderio.
– Entrando nella tua ragnatela di segni e sapori / comprendevo come fosse difficile doppiare il corpo d’amore / in un quadro o un testo. / Nessun corpo o suo frammento è più desiderabile / magnetico di quello offerto dall’amante / con la sua pelle, i suoi odori, il suo contatto – (V. C.).

– sulla tua pelle del desiderio / sei il mio ingordo sì sì sì sì sì… / tuo nostro sì d’amore, / nutrimento di poesia arte vita – (V. C.).
La scrittura può divenire una narrazione poetica, con cui esprimere anche la creazione artistica: come una pittura e il corpo-voce di un evento che attraversa le pulsioni. Ciò è accaduto nei miei testi che sono diventati “maschere” di questa erranza.
Il mio corpo poetico di arte-desiderio è “entrato” in recenti antologie di poesia erotica: Teorema del corpo II / Dire di Eros (a cura di Dona Amati, Fusibilialibri, 2018) e in Lunario di desideri (a cura di Vincenzo Guarracino, De Felice Ed., 2019). Ha incarnato il s/oggetto di (sotto)missioni amorose e il progetto per scritture d’arte fotografica e performativà.

Body Writer come scrittura-pittura totale

La stessa scrittura-pittura può far “emergere” dalle seduzioni del supporto bianco il rosso delle sue pulsioni con i frammenti-racconti del desiderio. Queste corpo-grafie sono estreme lingue di creazione sconfinante, in cui “tutto” è disponibile a divenire scrittura e graffito sulla pelle di qualsiasi supporto.

Esprimo l’indicazione Body Writer per una mostra che ho ideato a Catania (Le Ciminiere) nel 2009. Con questo titolo connoto una ulteriore possibilità espressiva della scrittura-pittura: quella di proporsi come graffito desiderio.
Questa corpo-grafia assembla ancestralità e incontri on the road, non sottraendosi nel contempo a rileggere culture, arcaiche e attuali. L’espressione rielabora esperienze dell’arte del ‘900 e ultima: poetiche segnico-gestuali e verbo-visuali, art brut, neo-dada, street art, ecc. Diversi nuovi autori “estraggono segnali” dagli arredi urbani con pulsioni e manipolazioni visive, talvolta “acide” come musiche.
Scrivo nel testo dell’esposizione catanese: «I body writers nella loro poetica liberano un painting che concepisce il suo “oltre” che include, frequentemente, la fuoriuscita in evento e in oggettualità varie, stringendo rapporti di contiguità con il mondo della musica, dell’arte di strada, dello spettacolo. Questa creazione si addice ai transiti non catalogabili, in quanto fusione di linguaggi e media. Come quella che guarda, con nuove modalità espressive e di intento, le generazioni del Graffitismo. Il gioco/piacere della costruzione artistica ricerca, talvolta, l’opera “a più mani”, come per conferire una maggiore imprevedibilità alla sua composizione».

Sintetizza questi percorsi Carmelo Strano su ‘La Sicilia’ (2009): «Tempi di writer. Anche nel senso in cui lo intende il critico e artista Vitaldo Conte: grafia artistica come pulsione individuale e sociale. Da qui la presenza dell’americano Paul Kostabi & GA.NT. nella mostra Body Writer (…) presso Le Ciminiere a Catania. Autrice di “muri-desiderio” (grafie) è Laura Baldieri alla quale si aggiungono Tiziana Pertoso, Gabriella Ferrera (tra fashion e pittura pura), Vitaldix (versione creativa del curatore dell’iniziativa), i cui dipinti esprimono pulsione non alla Pollock ma pacatamente alla Klee. Di rilevante valore registico e fotografico è il video A People of Woman (…). Lo ha prodotto Marilena Vita».

Franco Spena su ‘Ippocrene’ (2009) attraversa gli autori dell’esposizione: «Poiché è il corpo il protagonista della mostra Body Writer (…) si pone quasi come dialogo fra segni, scrittura che si inserisce tra quella naturale, non intenzionale delle grafie immobili che costituiscono le pareti (…). Si comprende così l’incrociarsi delle esperienze degli artisti come quelle a più mani di Vitaldo Conte e Tiziana Pertoso, l’uno teso verso l’essenzialità del segno trafitto dal simbolo della rosa rossa quasi accordo di passione e di lussuria, l’altra che scrive segni scuri al limite della visibilità, quasi tessiture, ragnatele da cogliere tra atmosfere notturne. Il rosso è anche il colore che affiora come una ferita nelle tele di Laura Baldieri (…). Ancora scritture nelle “corpo-grafie” di Gabriella Ferrera, sulle labbra-passione e sulle mani come tatuaggi (…). Viaggio nella scrittura sensuale come le onde del deserto nei corpi di donna fluttuanti di Marilena Vita che nel video si animano (…) o come viaggi ancora nella scrittura sintetica nello spazio concluso della galleria di Paul Kostabi & GA.NT. che traduce tracce e segnali del graffitismo metropolitano in segni e lettere che si caricano di inquietanti e inattesi valori simbolici. Vitaldo Conte si presenta anche come Vitaldix elaborando il manifesto futurista della Lussuria di Valentine de Saint-Point».

Carmen De Stasio “testimonia” oggi (2019): «Finalizzata a suggellare non solo il momento come espressione del tempo cronico, quanto del tempo meditativo, la pittura pulsionale di Vitaldo Conte interpreta l’architettura complessa di un’intenzione che, fin dalle scansioni del body-writer, tende a contrastare la manomissione delle idee attraverso l’integrazione della forma.
Nell’incontro inatteso con un’arte-invenzione, la scrittura visuale conferisce storicità semiotica al momento quale sintesi dalla duplice dimensionalità implicita in un’applicazione immediata e che pure confluisce nella pienezza di uno svolgimento continuato, così affermandosi oltre il limite lineare del verso; direzione molteplice all’evoluzione del visivo nei suoi misteri».

Manifesto della Pulsione con Carmelo Strano

La scrittura desiderante può esprimere espressioni della pulsione come arte, fino alle sue estreme possibilità.
Ho “redatto”, imprevedibilmente, uno sconfinante Manifesto della Pulsione (2009) con Carmelo Strano, che poi annoterà: «in una serata di bicchiere semivuoto, abbiamo buttato giù, d’istinto controllato, un Manifesto della Pulsione. (…) le azioni artistiche e parartistiche che Conte progetta sono momento di esemplificazione attiva e cogente a causa dell’imperativo della pulsione. (…) Velleità, utopia, azione autentica (e come potrebbero non esserlo se c’è la spinta della pulsione?)».

V. Conte / C. Strano, Manifesto della Pulsione, Roma-Milano-Catania 21 ottobre 2009):
«Pulsione. Pulsione contro la depressione economica e psichica. Contro l’appiattimento di ogni sorta e origine. Contro la riduzione o l’annullamento dell’identità. Contro l’evasione dalla realtà, dalle pressioni quotidiane, dall’azzeramento di idee e di ideali. Contro la noia e la ripetitività acciaio inox e che esclude l’imponderabile.
Pulsione per la vita calda, per l’affermazione dell’esistenza, come componente della comunicazione umida. Per il rinvigorimento dei rapporti interpersonali, sociali e multiculturali. Pulsione per il colore locale per controbattere i momenti cinici della globalizzazione.
Arte pulsionale contro l’arte stracca, esasperatamente analitica e ripetitiva. Arte pulsionale contro la unidimensionalità razionale o irrazionale. Arte pulsionale per il vitalistico contemperamento razionale-irrazionale non ancora attuatosi, a dispetto dell’esperienza postmoderna sostanzialmente effimera, festaiola, estetizzante.
Quindi pulsione-coscienza che si realizza nella sintesi tra momento della spinta spontanea e momento della sua ritualizzazione. Arte come pulsione sinestesica legata anche al cibo».

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