Di VITALDO CONTE *
«Ti vorrei prostituta / sul mio letto cliente. / Stimati con un prezzo, / pagherai a tua volta / il mio marchettaggio» (V. Conte, Poesia erotica italiana del Novecento)
1. Ogni arte può essere erotica: «Il primo ornamento che sia stato ideato, la croce, era di origine erotica. Esso fu la prima opera d’arte, la prima manifestazione d’arte che il primo artista scarabocchiò su una parete, per liberarsi di una sua esuberanza. Un tratto orizzontale: la donna che giace. Un tratto verticale: il maschio che la penetra» (A. Loos). L’opera d’arte, come nota Camille Paglia, è un territorio “percorso” dalle fluttuazioni di energie sessuali, maschili e femminili, che provocano movimenti, incroci, ingorghi, contaminazioni, traboccamenti. Come può divenire una mistica d’arte. L’artista vive, talvolta, le sue emozioni e i suoi percorsi espressivi come “libertinaggio” del desiderio, che diviene creazione: nella sua trascrizione realtà e visionarietà convivono nell’opera.
Il piacere è l’energia stessa dell’atto creativo, volendo esistere e transitare liberamente, in quanto «la natura del desiderio è di essere senza limiti» (Aristotele). Il piacere è la base della vita stessa: «E’ l’unica forza abbastanza possente da opporsi alla potenzialità distruttiva del potere (…). Senza piacere non ci può essere creatività» (A. Lowen). Ma se l’essenza dell’arte «è nel piacere, una vita finalizzata al piacere diventa essa stessa opera d’arte. E ancora, se l’arte è un valore, anche il piacere lo sarà» (M. Calvesi).
2. Valentine de Saint-Point, nel Manifesto futurista della Lussuria (1913), rivendica il valore positivo del piacere e della sensualità, oltre che essere fonte di liberazione spirituale e unione con l’universo, sia per la donna che per l’uomo: «La Lussuria è la ricerca carnale dell’ignoto, come la cerebralità ne è la ricerca spirituale (…) è il gesto del creare, ed è la creazione». Superando le ipocrisie della morale tradizionale, incapace di vedere le profondità e bellezze del sesso, l’eros può divenire un’opera d’arte. Intorno a una nuova idea del sesso ruota una parte cospicua della produzione teorica e letteraria del Futurismo, che affronta l’argomento anche in romanzi e novelle a sfondo erotico-sociale. Italo Tavolato, oltre a inveire Contro la morale sessuale (1913), elogia su ‘Lacerba’ la prostituzione, causando un processo per attentato al pudore.
3. «Tutto il suo essere insorgeva e tendeva con ismisurata veemenza verso la stupenda creatura. Egli avrebbe voluta involgerla, attrarla entro di sé, suggerla, beverla, possederla in un qualche modo sovrumano»: scrive Gabriele D’Annunzio ne Il piacere, il suo primo romanzo (pubblicato nel 1989), il cui protagonista Andrea Sperelli è l’alter ego dello scrittore. In questo capolavoro, manifesto dell’estetica dannunziana, egli guarda l’amore d’eccezione, attraversando conquiste e sconfitte: Gabriele è poeta, ma anche “amante guerriero” in ogni espressione. Il piacere diviene anche la bussola dei convenuti alla Festa della Rivoluzione di Fiume (1919-20), di cui è stato il condottiero. Questo invito a osare ha contagiato successive generazioni di “artisti barbari sognanti”: «L’Arte! L’Arte! – Ecco l’Amante fedele, sempre giovine, immortale; ecco la Fonte della gioia pura, vietata alle moltitudini, concessa agli eletti; ecco il prezioso Alimento che fa l’uomo simile a un dio» (D’Annunzio). In un delirio erotico senza censure Fiume, popolata di numerosi postriboli, diventa una città dell’amore a tutto campo. In questa avventura D’Annunzio trasferisce il piacere nella bellezza del vivere: «Bisogna fare la propria vita, come si fa un’opera d’arte. (…) Bisogna conservare ad ogni costo intiera la libertà, fin nell’ebrezza» (D’Annunzio).
4. Uno sguardo può rimanere tatuato nel tempo, invisibilmente dentro di noi, continuando a incarnare una palpitante essenza corporea: «Ci sono certi sguardi di donna che l’uomo amante non scambierebbe con l’intero possesso del corpo di lei» (D’Annunzio). È anche l’indizio di un interiore turbamento, al limite della mistica. Come lo è la raffigurazione degli occhi delle Vergini e delle Sante che inseguono con la loro visione. Anche lo sguardo del pittore, nel ritrarre un corpo o una parte di esso, può creare sensazioni che attraversano l’intimo e l’irrazionalità della modella, che può sentirsi penetrare da quello sguardo, fino a sentire minacciati i suoi stessi segreti. Gabriele D’Annunzio descrive le sensazioni provate da una modella con le sue belle mani in mostra: ella aveva l’impressione che il pittore si nutrisse, tramite le pupille, di qualcosa di lei o che l’accarezzasse con tocco più delicato del velluto.
5. L’artista, come i seduttori di ogni genere, ha dovuto, nei vari secoli – celare, velare, mascherare, occultare – lo sguardo palpitante della propria espressione, agli sguardi censori delle inquisizioni: religiose, politiche, sociali, culturali.
L’occhio palpitante di una donna può insinuarsi in una creazione per esprimere una presenza che si muove tra assenza e follia. Il palpito di questo sguardo esprime un incantamento al limite della perdizione, presente nell’arte come nel colloquio amoroso. Questa seduzione può portare a una perdita e alla follia desiderante. Le malie dello sguardo continuano a inseguire l’altro nelle visioni dell’artista e dell’amante. Questo sguardo l’ho ritrovato in quello di Simona, la protagonista della Storia dell’occhio di Georges Bataille. L’occhio, che s’inserisce nella “vulva vellutata” della sua eroina, è per eccellenza un occhio palpitante che “guarda” tra la peluria pubica, come tra le ciglia delle palpebre, – l’altro e l’oltre –, piangendo calde lacrime di orina. Quest’occhio, estratto dall’orbita oculare di un uomo assassinato, rassomiglia per il colore della pupilla a quello di un altro essere amato, morto suicida dopo un’orgia. I ricordi e le visioni di questo delirio erotico ricercano anche la penetrazione della realtà come interna mistica, che scompongono la morte in una propria palpitazione senza fine: «L’occhio, la carezza dell’occhio sulla pelle è di una dolcezza eccessiva» (G. Bataille). Quest’occhio, trasferito dalla cavità naturale a quella del sesso femminile, indica un trasferimento delle facoltà conoscitive della mente a quelle dell’istinto, dalla razionalità alla mistica. Da un interno del corpo aderisce a un altro interno “palpitante”.
6. La scena della ‘casa chiusa’ può essere la tavola vivente dell’amore come arte. Il confine tra gioco di ruolo e realtà è piuttosto sottile. L’artista guarda le proprie pulsioni e proiezioni, il proprio desiderio, attraverso gli archetipi e i cerimoniali del mondo erotico. Le sue oscure attrazioni richiedono una scena totalizzante: per dilatarsi oltre la ‘casa chiusa’, oltre il visibile. La vita come arte del piacere diviene estetica o meglio sinestesia, in quanto il campo erotico necessita naturalmente di una fruizione che coinvolga tutti i sensi. L’artista può essere il suo “descrittore” con le lingue del proprio piacere, anche nei suoi trasferimenti psicologici. Ma senza teatralità (senza immagini e coreografia) il fascino non può agire, perché l’arte è anche seduzione. Se il fascino passa attraverso le immagini, queste passano soprattutto attraverso lo sguardo, di cui il seduttore conosce la malia dell’uso, sapendo che, a sua volta, potrebbe essere sedotto dallo sguardo del suo stesso desiderio.
7. La ‘casa chiusa’ può essere una metafora dell’arte. In questa l’erotismo e il sesso sono espressione di pulsioni, ma anche evasione dalle ipocrisie degli stereotipi morali. Come possono esprimere le fughe dell’immaginario a contatto con il limite della convenzione, la ritualizzazione di una propria fine (metaforica o reale), l’attraversamento di una propria condizione. Come può divenire una mistica d’amore come arte.
Frammenti della totalità erotica sono liberi nel segreto letto-campo di azione e di teatro della ‘casa chiusa’, ove il soggetto-oggetto “che si prostituisce” è la proiezione di tutte le altrui inclinazioni, dalle più fisiche alle più elevate. E’ lì ad aspettare la propria identità o maschera di ruolo, richiesta dall’altro. Può essere la Puttana, la Sacerdotessa, la Grande Madre, l’Essere Transgender, la Donna Fatale, il Grande Sesso. Può essere anche l’Altro, l’Oltre, l’Eccetera dell’immaginario. La ‘casa chiusa’ esprime così una proiezione estrema della creazione del piacere, attraversando immagini, emozioni e pulsioni dell’artista, che diviene il suo voyeur.
«Sarò ciò che vorrai che io sia»: esclama O, la protagonista della Histoire di Pauline Réage. A queste parole di arrogante schiavitù d’amore, dedicai le tavole della mia cartella verbo-visiva I quarti di O: «Ecco il piacere incorporeo, trasferito dal corpo ai suoi simboli, semplificato, “ridotto al segno”. (…) Si prova solo ad aggiungere un anello: sempre cerchio, sempre catena, sempre O», nota Vincenzo Accame nell’introduzione. L’eros estremo può divenire così arte: «O non fu più che attesa e notte. Di giorno era come un volto dipinto dalla pelle morbida e dalla bocca docile. (…) Di questi ferri e di questi marchi, O provava un orgoglio insensato» (P. Réage).
8. La ‘casa chiusa’ vive anche nella presenza dei suoi simboli allusivi. Attraverso questi l’amante-artista guarda esperienze, immagini e memorie, che “registra” con la propria espressione di desiderio. Questa lingua dovrà necessariamente essere “aperta” alle seduzioni della realtà circostante. Nell’opera di tanti artisti (di ogni epoca e stile) si ritrovano rappresentazioni di iconografie e simbologie erotiche, che hanno dovuto spesso confrontarsi con i divieti della censura. Ma il cosiddetto “osceno” proclamato può ispirare il gioco seduttivo della traslazione. Particolari del corpo sono stati privilegiati, ingranditi, raffigurati con ossessione. Organi sessuali sono stati metamorfizzati in paesaggi, animali, natura, divenendo “esibizione” di frammenti ritagliati, staccati dal corpo e dotati di vita autonoma.
Il potere erotico dell’immagine è sperimentato, dall’artista primitivo a quello di oggi, per leggere l’universale pulsione che guida le azioni dell’essere. Il feticismo verso il corpo fa attribuire a questo l’aspetto di un “oggetto smontabile”: ogni dettaglio anatomico può essere preso per il tutto. Non c’è parte del corpo o simbolo che non possa diventare erotico. Come può aprirsi a una rivelazione, che anche un fiore può esprimere: «Puoi capire il sesso solo se ti muovi in esso come un poeta si muove tra i fiori, in questo caso esso si schiude alla tua comprensione» (Osho Rajneesh). L’aprirsi di una rosa rossa come offerta di desiderio è una folgorazione, sempre diversa, che non può essere raccontata con le parole.
9. La ‘casa chiusa’ è arredata secondo lo stile, i percorsi, le atmosfere sinestetiche di chi esprime la propria ars amatoria e relazione immaginale con l’altro. Può cercare di evocare i più sublimi rapimenti d’amore: come nei bordelli decorati con le immagini delle Posizioni dell’Aretino, tratte da Giulio Romano e Ludovico Carraci, intervallate da grandi specchi e da buffet pieni di cibazione appetitosa e di vini pregiati. La ‘casa chiusa’ può divenire una “apertura” di creazione con le sue imprevedibili suggestioni. Faulkner diceva che nella vita gli sarebbe piaciuto essere tenutario di un bordello. Ciò può valere per i creatori di qualunque linguaggio. Soprattutto per quelli che ricercano i significati segreti dell’esistenza attraverso gli aspetti più estremi dell’erotismo: dalla materialità più cruda alla più sofferta trascendenza.
La filosofia nel boudoir «prima di essere il titolo di un’opera di de Sade, è l’emblema invisibile della principale preoccupazione dei protagonisti della commedia umana. Nella Bibbia è una prostituta, Rahab, che consente agli Ebrei di espugnare Gerico. In un’altra Bibbia trasfusa ne Le mille e una notte è ancora una prostituta a svelare bruscamente l’altro volto della scena mondana» (P. Sollers). Frequentemente (è rilevabile in testi sacri e leggende) la prostituta o la cortigiana riconosce subito l’energia “superiore” dell’uomo, subendone l’attrazione, più di quella specificamente sessuale: come la Maddalena verso il Cristo, Salomè verso il profeta Giovanni. L’eros della ‘casa chiusa’ può esprimere una mistica di creazione d’amore.
10. I corpi d’amore della vita come arte continuano a “vivere” anche negli sguardi pulsionali della memoria. Come quelli che ritrovo nel mio libro SottoMissione d’Amore o in una foto, divenuta mia opera d’arte, di un’antica amante, posseduta simbolicamente attraverso il corpo di una rosa rossa, che ritrovo nel catalogo di una mostra in Sicilia sul Nudo di Donna (2018). Su questa immagine sovrappongo ancora una rosa rossa: come “censura segreta” e mio ulteriore “segno” di Eros Arte.
* Nota. Parti del testo sono in pubblicazione su AA.VV., Arte ed Eros, ‘Dionysos’ n. 5, Ed. Tabula Fati, Chieti 2018.
Un pensiero su “Sguardi di Eros Arte nella “Casa Chiusa””