A cura della REDAZIONE
E’ uscito il 10 ottobre per Bonfirraro editore “Voglio vederti danzare – Viaggio estatico dal Satiro di Mazara al Satiro di Armento” il nuovo romanzo di Emilio Sarli, l’avvocato-scrittore originario di Padula nel salernitano innamorato della bellezza dei Beni culturali in Italia.
Il titolo dell’ultima opera, questa volta, è di quelli che non si dimenticano e rimanda all’omonima composizione del raffinato cantautore Franco Battiato. È così che diviene immediatamente preludio di una narrazione erudita incentrata sul Satiro di Mazara, conosciuto appunto come il Satiro danzante, e su quello di Armento, noto come il Satiro Inginocchiato: due sculture bronzee di epoca ellenistica colte nelle loro pose plastiche, simbolo di fertilità e della forza vitale della natura, dalla divina bellezza che ancora oggi incanta e seduce.
Dopo l’esperimento ben riuscito de La Dea di Morgantina, il ritorno della Madre Terra sempre targata Bonfirraro, Sarli ritorna in Sicilia immaginando un itinerario che conduca la sua protagonista Cinzia, la giovane ragazza partenopea mai satolla di bellezza, al cospetto del Satiro Danzante, un’opera dall’antica armonia classica emersa dal mare prospicente nel marzo del 1998, che tanto l’aveva piacevolmente ossessionata. Nella cittadina lilibea, l’incontro con lo scultore di sabbia, prima, e poi con un personal trainer – che scolpisce corpi come fossero statue –la farà immergere in un viaggio estatico e coinvolgente, in cui si alternano e si confondono storie di satiri festanti, gradienti, dormienti, che evocano l’universo mitologico di Dioniso, Eracle e di altri dèi, semidei, demoni, sileni, menadi, folletti, etère, eroti, efebi, ierofanti, guerrieri.
Il percorso storico e visionario prosegue dalla Sicilia verso la Lucania sulle tracce del Satiro Pugnante – custodito attualmente al museo di Monaco di Baviera – per scoprire i legami cangianti tra gli assetti dei paesaggi e quelli dei sentimenti, fino a capire il senso ultimo di una fascinazione senza tempo e senza eguali, quella del Meridione d’Italia, che ognora seduce, interroga e tormenta.
Ma cosa spinge un noto e affermato professionista a occuparsi dei tesori dimenticati in Sicilia?
«I miei rapporti con la Sicilia sono legati, essenzialmente, al turismo culturale – risponde Sarli –ogni qualvolta mi sono concesso una vacanza nella terra del barocco e dei templi, non ho potuto fare a meno di visitare i luoghi della grande letteratura siciliana: dal magico sentiero del Caos che costeggia la Casa Museo di Pirandello, alla contrada Noce così cara a Sciascia, a quel paese in figura di melagrana spaccata (così Bufalino) che diede i natali a Quasimodo, alla riviera dei pescatori di Verga, ad altri paesaggi, paradisiaci o irredimibili, che caratterizzano questa isola-mondo, approdo di popolazioni e civiltà eterogenee. E così, questa volta, sulle orme del Satiro, mi sono ritrovato nella costa occidentale che mi ha portato a riflettere sugli infiniti misteri e bellezze che ancora custodisce il nostro mare, quello delle genti di ogni epoca e cultura…»
Il titolo dell’ultima opera, questa volta, è di quelli che non si dimenticano e rimanda all’omonima composizione del raffinato cantautore Franco Battiato. È così che diviene immediatamente preludio di una narrazione erudita incentrata sul Satiro di Mazara, conosciuto appunto come il Satiro danzante, e su quello di Armento, noto come il Satiro Inginocchiato: due sculture bronzee di epoca ellenistica colte nelle loro pose plastiche, simbolo di fertilità e della forza vitale della natura, dalla divina bellezza che ancora oggi incanta e seduce.
Dopo l’esperimento ben riuscito de La Dea di Morgantina, il ritorno della Madre Terra sempre targata Bonfirraro, Sarli ritorna in Sicilia immaginando un itinerario che conduca la sua protagonista Cinzia, la giovane ragazza partenopea mai satolla di bellezza, al cospetto del Satiro Danzante, un’opera dall’antica armonia classica emersa dal mare prospicente nel marzo del 1998, che tanto l’aveva piacevolmente ossessionata. Nella cittadina lilibea, l’incontro con lo scultore di sabbia, prima, e poi con un personal trainer – che scolpisce corpi come fossero statue –la farà immergere in un viaggio estatico e coinvolgente, in cui si alternano e si confondono storie di satiri festanti, gradienti, dormienti, che evocano l’universo mitologico di Dioniso, Eracle e di altri dèi, semidei, demoni, sileni, menadi, folletti, etère, eroti, efebi, ierofanti, guerrieri.
Il percorso storico e visionario prosegue dalla Sicilia verso la Lucania sulle tracce del Satiro Pugnante – custodito attualmente al museo di Monaco di Baviera – per scoprire i legami cangianti tra gli assetti dei paesaggi e quelli dei sentimenti, fino a capire il senso ultimo di una fascinazione senza tempo e senza eguali, quella del Meridione d’Italia, che ognora seduce, interroga e tormenta.
Ma cosa spinge un noto e affermato professionista a occuparsi dei tesori dimenticati in Sicilia?

«I miei rapporti con la Sicilia sono legati, essenzialmente, al turismo culturale – risponde Sarli –ogni qualvolta mi sono concesso una vacanza nella terra del barocco e dei templi, non ho potuto fare a meno di visitare i luoghi della grande letteratura siciliana: dal magico sentiero del Caos che costeggia la Casa Museo di Pirandello, alla contrada Noce così cara a Sciascia, a quel paese in figura di melagrana spaccata (così Bufalino) che diede i natali a Quasimodo, alla riviera dei pescatori di Verga, ad altri paesaggi, paradisiaci o irredimibili, che caratterizzano questa isola-mondo, approdo di popolazioni e civiltà eterogenee. E così, questa volta, sulle orme del Satiro, mi sono ritrovato nella costa occidentale che mi ha portato a riflettere sugli infiniti misteri e bellezze che ancora custodisce il nostro mare, quello delle genti di ogni epoca e cultura…»
Notevole l’appello dell’editore Bonfirraro che invita a riflettere sullo stato dei beni culturali italiani in virtù del romanzo: «Attraverso la letteratura, rievochiamo un passato storico che ci rese grandi e mobilitiamo, contemporaneamente, un appello contro il continuo saccheggio dei beni culturali, che ci sembra sia più utile di qualsiasi appello o pubblicità». Come dire: dalla Sicilia alla Lucania per esaltarne i tesori archeologici più nascosti ed elevarli a poesia.