1. Mari è un narratore sapido assai e colto cum judicio: sa ancora, e questo essere competente è il suo limite… Ma – almeno…! – sa affabulare – il che per, in un narratore è cosa assai apprezzabile…!
2. Siti è un costruttore di dispositivi libreschi, e dispositivo dice crisi come statuirsi istituzionalizzarsi confezionarsi di strappi e lacerazioni – se, come recita la sua unica, a mio parere, originale acquisizione socio-letteraria, ossia (ancora)teorico-letteraria, e di una teoria, il cui limite non è tanto quello di essere astrattezza absoluta sciolta dal dirne e dalla Vita & Storia, ma di valere ancora appunto come teoria, ossia come richiesta attesa di verificazione applicazione narrativa – se, dunque, non fa altro che, più o meno sagacemente astutamente, variare una unica idea, e cioè che la centralità dei Bisogni, nella storia delle culture italiane e delle Cose
d’Italia…, è stata soppiantata da quella dei Desideri… Che è come dire, ed è un dire alquanto moralisticamente-pasoliniano: dal necessario, al superfluo (il che, volendo, può anche leggersi così: dai Vittorini, agli Arbasino… Donde ne verrebbe che, se il pastiche postmoderno ha insieme da superarsi e conservarsi, allora sì che si torni alla Realtà, ma in un Realismo come operazione-costruzione-di-reale… E costruire le realtà sarebbe affaire tanto della Storia quanto dei Soggetti: sia il fuori-libro sia il libro sarebbero effetti-di-Reale…).
3. Ora, data tale krisis tra un Mari che sa (ancora), e sa affabulare, e un Siti che teorizza, e teorizza delle realizzazioni di libro – crisi che è la penuria oggidiana di quel prodotto testuale che ebbe nome di Romanzo, se un romanzo è la moderna mondana rivendicazione del libro di valere come un mondo… – chiedo: chi sa-scrivere oggi e non in Italia ma in Italiano?
4. Rispondo: Giorgio Falco.
_______________________
Sull’argomento del realismo costruttivistico di Walter Siti si legga anche questo articolo di Sonia Caporossi.