“Futurismo: Passaggi e pulsione”, un saggio di Vitaldo Conte

Carlo Carrà, “I funerali dell’anarchico Galli”, 1911

Futurismo: Passaggi e Pulsione (1)

Di VITALDO CONTE

“Noi, del Futurismo, siamo i primitivi di una nuova sensibilità. Siamo l’amore del pericolo, l’abitudine all’energia, il coraggio, la ribellione.” (F.T. Marinetti)

Futurismo manifesto di Arte Vita

La possibile eredità e attualità del Futurismo è anche nelle parole dei suoi manifesti: “Noi vogliamo cantare l’amore del pericolo, l’abitudine all’energia e alla temerità”. Questi intenti oggi tendono a essere latitanti nelle varie espressioni della vita socio-culturale italiana. La delimitazione cronologica del cosiddetto Futurismo storico, circoscrivibile da studiosi al periodo che va dal 1909 al ‘15 o ‘19, può risultare una schedatura forzosa e semplicistica: misconoscendo gli sviluppi successivi (anche se meno eclatanti), non si vuole considerare l’ulteriore ricerca innovativa di questo movimento e della situazione storica (quasi tutti i futuristi furono impegnati in guerra). I manifesti, gli scritti, le loro conseguenti espressioni (successive alla grande guerra fino agli anni Trenta e oltre), più che a essere ispirate da intenti “occupazionali”, tendono a volersi radicare meglio (attraverso ampliamenti sinestetici) nelle segnaletiche dell’esistenza quotidiana. Esempi sintomatici di questo ascolto, oggi particolarmente vicino alle nuove espressioni: il Tattilismo, il Teatro della Sorpresa e quello Tattile, la Poesia pentagrammata – negli anni Venti –; la Cucina, la Fotografia, l’Aereopittura, l’Arte Sacra, la Radia, il Romanzo Sintetico, ecc. – negli anni Trenta –. La storia del Futurismo durò, comunque, per tutta l’esistenza del suo fondatore (che morì nel 1944): le esperienze postume ne rielaborano i linguaggi con la parola Futurismo preceduta da variabili prefissi o denominazioni. Il Futurismo si propone di essere, per mezzo della creazione, un’avanguardia delle avanguardie che vuole realizzare una sorta di rivoluzione permanente della coscienza. I suoi passaggi storici possono essere, infatti, meglio compresi, a oltre cento anni dalla nascita, proprio grazie alle successive poetiche che ne hanno ulteriormente sviluppato e metabolizzato le espressioni.Se accettiamo l’ipotesi della sua “rivoluzione continua”, questa potrebbe oggi essere maggiormente riscontrabile, non attraverso i linguaggi specifici “rivoluzionati”, ma, viceversa, attraverso i suoi ancora numerosi aspetti segreti che coinvolgono l’esistenza. Il Futurismo è Arte come Vita: un “movimento antifilosofico e anticulturale d’idee” che ricerca una creazione globale e contigua dei vari linguaggi con un vitalistico coinvolgimento di questi nella realtà quotidiana. Alla sua creativa azione di rottura va attribuito come merito una capillare diffusione di manifesti: per una sorta di ridefinizione di tutte le attività intellettuali ed espressive. Risulta essere una radicale sperimentazione a tutto campo, sensibile alla percezione simultanea e alla sinestesia. L’energia esuberante del Futurismo esalta la bellezza della Vita come Creazione, che diventa così “arte-azione, cioè volontà, ottimismo, aggressione, possesso, penetrazione (…) proiezione in avanti”. Questa sfida continua è una messa in gioco di arte-cultura-esistenza che si fondono in un linguaggio proteso verso il rinnovamento: “Armati di coraggio temerario e innamorati di ogni pericolo, essi arricchirono l’arte e la sensibilità artistica col succo e colle vibrazioni di una vita impavidamente osata vissuta goduta” (Marinetti).

Il Futurismo non è soltanto una molteplice possibilità di esprimersi è anche un modo di vivere, che ama incontrare emozioni e pericoli, protendersi verso il futuro. Convertirsi al Futurismo significa sposare la sua innocente crudeltà che vuole “uccidere” ogni stagnazione dell’atto creativo, in quanto l’arte “non può che essere violenza”. Il campo energetico di questo movimento deborda da ogni confine stabilito, talvolta al limite della visionarietà e mistica: “Fra le tante definizioni io prediligo quella data dai teosofi: “I futuristi sono i mistici dell’azione”.” (Marinetti). La bellezza di un’azione della vita come arte è già un dono di per se stesso.

Julius Evola: trascendimento fra Futurismo e Dada (2)

Il passaggio fra Futurismo e Dada ha un riferimento storico nella figura di Evola. L’orientamento speculativo del giovane Julius (nato nel 1898), negli anni Dieci, è desumibile dagli interessi e, soprattutto, dalle immagini dei suoi quadri e oggetti (come il Tavolino, primi anni Venti) e dalle sue poesie. È importante, al riguardo, attribuire un’opportuna rilevanza, per la sua formazione artistico-culturale, alla frequentazione dello studio-atelier di Balla. L’espressione artistica di Evola, nel suo transito futurista, evidenzia l’attenzione verso i ritmi sussultanti delle indicazioni dinamiche sensoriali. C’è la ricerca di una forma nuova che aspira a essere spirituale, per diventare un’architettura del pensiero. La dinamica e proposizione mistica è fuori dall’oggetto, che è rinchiuso in noi, in quanto noi stessi come spirito siamo gli unici soggetti dei nostri quadri. La sua prospettiva di ricerca e creazione si esplicita sempre più verso approdi spiritualistici. Evola non è attratto dal meccanicismo fisico futurista ma, viceversa, lo è verso le geometrie interiori che possono condurre alla costruzione alchemica di un procedimento. La non-figurazione allude alle profondità di una trascendenza assoluta. L’esasperazione dell’interiorità porta, più che alla negazione, all’indifferenza, pur con i loro profondi valori umani e intellettuali, per passare oltre. Mazzo di fiori (olio su cartone, 1918), l’opera più nota del periodo futurista, esprime le qualità dinamiche ed esplosive “con riferimento alla poetica della ‘ricostruzione futurista dell’universo’ proposta da Balla e Depero, in sintonia con i quali si può interpretare una certa meccanizzazione delle forme naturali” (F. Tedeschi). Evola, pur elaborando, in maniera personale, la propria espressione verso una proposizione di non-figurazione mistica, partecipa dialetticamente alle acquisizioni sviluppatesi nel Futurismo. Il suo “idealismo sensoriale” sintetico si esprime nella seconda metà degli anni Dieci, a Roma (è incluso infatti nel futurismo romano), dove opera e in cui è inserito con i suoi rapporti artistici. Interessi di natura esoterica, anche se con sviluppi differenti, sono diffusi in questi ambienti culturali d’inizio secolo. Ciò è presente anche nel gruppo futurista, soprattutto in Balla e Ginna, con i quali intrattiene rapporti di amicizia. Una sintomatica, essenziale testimonianza di Arnaldo Ginna, nei primi anni Settanta, è la prova del coinvolgimento di Evola e di un certo Futurismo verso le relazioni esoteriche: “Evola dipingeva un astrattismo di stato d’animo molto vicino a quello che facevo io, con quel pizzico di sentimento profondo animico occulto. Ciò veniva dal fatto che Evola, come me, si interessava di occultismo traendone, s’intende secondo la propria inclinazione, un succo personale. Non so precisamente definire gli studi e le esperienze di Evola, so soltanto che ciascuno di noi aveva tra le mani i libri di teosofia della Besant e della Blavatsky, e poi le opere di antroposofia di Rudolf Steiner”. Nel lavoro artistico di Evola emerge la condizione di chi incontra le forze occulte trascendentali e le allucinazioni visionarie. Le vicende e i transiti, molto personali fra Futurismo e Dada, costituiscono un aspetto rilevante, non certo marginale, della sua complessa e versatile personalità: sintomatici anche negli aspetti intellettuali, che sono presenti e illuminanti nella stessa pratica artistica. In questi passaggi inizia a formulare un procedimento-percorso di pensiero, attraversando le istanze (pittoriche e poetiche) di avanguardie radicali, come quelle futuriste e dadaiste, confrontandosi con il nichilismo e i limiti della ragione. Questi movimenti infatti sono protesi a “recidere”, con innocente crudeltà, i miti dell’arte (passata e presente), confrontandosi con la sua crisi, i suoi sistemi e la società.

Futurismi fra Arte Vita Festa (Passaggi in manifesti della Pulsione)

L’azione e la festa rigenerano la vita stessa come arte: “l’inferno economico sarà rallegrato e pacificato dalle innumerevoli feste dell’arte” (Marinetti). Queste indicazioni vivono nelle atmosfere della spettacolare “Festa della Rivoluzione”, svoltasi a Fiume per oltre 15 mesi (1919-20). I volontari più ardimentosi e gli irregolari dell’arte, accorsi a Fiume, vogliono affermare la vita con l’impalpabile bellezza dell’azione, della danza e del riso. Questa festarivoluzione deve essere anche guardata attraverso le espressioni e il pensiero di alcune contigue avanguardie artistiche. Come il Futurismo, politico e con la sua arte-vita: “Grazie a noi il tempo verrà in cui la vita non sarà più semplicemente una vita di paure e di fatica, né una vita d’ozio, ma in cui la vita sarà vita-opera d’arte” (Marinetti). Un poeta come guida incarna il sogno futurista della rivoluzione lirica. Gli artisti al potere sono l’espressione naturale della fusione fra arte e vita, la supremazia della poesia e dell’individualismo creativo. Il libero fluire delle emozioni è il carattere dominante di questa esperienza collettiva, liberatoria, che vuole cambiare l’esistenza. Il piacere diviene prerogativa dei convenuti alla Festa della Rivoluzione: l’azione è bella, quando non ha una finalità. La rivoluzionaria concezione del sesso, a Fiume, sembra anch’essa fuoriuscire dai manifesti e dalla produzione letteraria futurista: amore libero; superamento della famiglia tradizionale, del mito della fedeltà e verginità femminile; divorzio facile e rapporti amorosi multipli; superamento della gelosia, del possesso della donna e dei sentimenti romantici, il figlio di stato. La vita-festa, intesa come trasgressione di divieti, ricerca una liberazione totale che può e vuole divenire una fluttuante creazione. È esaltazione collettiva, costituita da pulsioni, progetti, aspirazioni che si liberano nell’immaginazione senza limiti. La festa fiumana è l’antecedente di un’arte intesa come rito collettivo che ha nella musica il collante e il vivere dionisiaco. Fiume, sotto il comando del poeta-guerriero, diviene crocevia e laboratorio di sperimentazioni e trasgressioni: politico-sociali, sessuali, espressive. Queste incarnano il pensiero politico, artistico ed esistenziale del Futurismo e delle sue istanze anarco-libertarie che vi entrarono, soprattutto grazie ad alcuni autori. Principalmente a Guido Keller: poeta, aviatore e combattente audace, circondato da un alone leggendario. Questo ribelle assoluto, insofferente a ogni limitazione, esprimeva, insieme, l’esteta e l’eroico uomo d’azione, vivendo l’esistenza come un continuo gioco. Fu tra i personaggi dello spettacolo fiumano quello, dopo D’Annunzio, che maggiormente espresse la vocazione di fare della propria vita un’opera d’arte. I suoi voli dimostrativi e le sue burle anti-istituzionali sono azioni metapolitiche e creative, antesignane della politica spettacolo. L’Arte-Vita come creazione risulta essere una delle principali e caratterizzanti “aperture” del Futurismo. Questa ha attraversato, poi, altre avanguardie come il Dadaismo, arrivando alle successive neo-avanguardie (il Fluxus, Body Art, il Comportamento, le poetiche verbovisuali-sonore, ecc.) e infine alle attuali poetiche del “fuori genere”. Questo filo pulsionale può costituire un perturbante segnale che “rianima” sovente, a intervalli irregolari, il concetto di avanguardia e di posterità della medesima. Irrompe, con il caldo delle sue valenze e del suo pensiero-azione, anche per opporsi alle formule, ripetitive e asettiche, della sperimentazione a tavolino. Il Futurismo, è accaduto anche recentemente, è tornato a rivivere (almeno a livello nominale) in diverse apparenze o sintomi: come nelle note promozioni/azioni di Graziano Cecchini; nel Post-Contemporaneo di Valerio Zecchini; ecc. Io stesso avvertii, nel 2009 (anno del centenario), la necessità di confinamento della teoria nell’arte-azione, facendo nascere il mio avatar creativo Vitaldix con un volo/poema. La tecnica e la scienza sono connaturali in attuali valenze di sconfinamento futurista. La tecno-fantasia “suggerisce un rapporto vivente con l’estetica della realtà”, nota Roberto Guerra, che la trasferisce nella visionarietà dei suoi video e testi. Indicazione che vive nelle estensioni dell’open space: come nella comunicazione del Net.Futurismo, che ha sentito l’esigenza di rinnovare la battaglia futurista, transizionandola verso la grande rivoluzione informatica e digitale. Il movimento (partito dal 2005), con il contributo teorico e oltre-artistico di Antonio Saccoccio, Stefano Balice, ecc., ha raccolto consenso blogger e internauta. Il Futurismo è declinato in un pensiero prevalentemente scientifico nel Movimento Transumanista Italiano: come nei testi teorici di Riccardo Campa, significativo il suo Trattato di Filosofia Futurista (2012), e di Stefano Vaj. Il legame tra Futurismo e Neo-Pop, proposto da Giancarlo Carpi, si snoda tra personificazioni e feticismo con la consapevolezza della trasformazione degli oggetti in merce nel rapporto uomo-macchina, i cui principali riferimenti sono Marinetti e Depero. L’attuale Trans-Futurismo può concepire anche la sua dionisiaca dispersione di oggetti-feticci e corpi che ricercano ambientazioni e ritual rumore nella Festa Bianca, intesa come Arte Ultima (3) . “Quindi pulsione-coscienza che si realizza nella sintesi tra momento della spinta spontanea e momento della sua ritualizzazione” (4).

Rumore come Arte Totale: dal Futurismo ai barbari sognanti di oggi

Le possibilità espressive del suono si predispongono oggi a un’apertura continua di idee e rumori con identificazioni più delineate (rispetto al passato), favorite da fenomeni quali la globalizzazione, la comunicazione e condivisione in rete, le nuove tecnologie. Ciò induce, in varie parti del mondo, alla curiosità e voglia di sperimentare nuove forme di composizione musicale con mezzi e linguaggi diversi, inusuali. Questi processi permettono alla musica di continuare a rinnovarsi, i cui molteplici esperimenti passano poi all’ascolto del pubblico, che ne decreta il riconoscimento. “Nel diciannovesimo secolo, coll’invenzione delle macchine, nacque il Rumore” scrive Luigi Russolo nel manifesto futurista de L’arte dei Rumori (11 marzo 1913): “Bisogna rompere questo cerchio ristretto di suoni puri e conquistare la varietà infinita dei suonirumori”. La proposta sollevò come prevedibile discussioni e reazioni diverse, anche violente: “Per i saggi, l’arte dei rumori era una pazzia”. Il manifesto però fu riprodotto e commentato da molti giornali, anche dalla più importante stampa estera. Nel 1913 Russolo presentò in un teatro di Modena il suo Intonarumori, l’infernale macchina che, secondo le intenzioni, avrebbe trasformato il rumore della modernità in suono, creando la composizione perfetta. Raccontano le cronache del tempo che l’avvenimento fu accolto dal pubblico con urla, fischi e inviti ad andare in manicomio.

L’Intonarumori non fu un successo, ma l’autore continuò le sperimentazioni per trasformare rumori meccanici, sibili, fischi, battiti e cigolii in suono. La sua intuizione divenne poi suggestione in diverse espressioni dell’avanguardia musicale contemporanea. Ma oltre ai rumori delle macchine e di folle vocianti, troviamo nelle indicazioni del manifesto di Russolo anche le possibilità offerte dagli innumerevoli “rumori della natura e della vita”. Come quelli del tuono “misterioso brontolio che arriva da lontano”; dell’ululato “basso, umano, minaccioso o implorante, triste oppure beffardo” dei sibili acuti e persistenti del vento. Troviamo anche la magnifica orchestra delle foglie in un bosco, la meravigliosa varietà di ritmi e timbri della pioggia con il suo gocciolio. L’acqua rappresenta nella natura la possibilità più varia e ricca di suoni: le grandiose sinfonie del mare in agitazione, il rumore profondo delle cascate, il gorgoglio lieve di un ruscello, ecc. Questi rumori naturali possono influenzare il timbro e l’intonazione della voce di una persona. I rumori di uno strumento possono dialogare con la voce e le sonorità del corpo in azione ambient. Lo stesso apparato fonatorio può divenire strumento e diffusore di rumori. Ciò accade in alcune esperienze della poesia sonora e soprattutto del pulsional rumore (5) in evento ritual, quando ascoltano le ancestralità e i suoni del corpo nei suoi molteplici colloqui pulsionali. In questi con-testi di parola-suono-rumore convivono i concetti di “tradizione” come origine e di “avanguardia” come piacere di sperimentare, fluttuando in un continuum di rimandi e suggestioni che oltrepassano il tempo e la catalogazione. A distanza di un secolo l’arte dei rumori di Russolo si è dunque affermata. Ciò dimostra che il creatore visionario non deve temere il rifiuto e la derisione dell’oggi, quando sente di esprimere qualcosa che si proietta nel futuro. Il campo della musica e scrittura dei suonirumori, come espressione performativa d’arte, può essere una lingua privilegiata per il ‘primitivo del futuro’. Questo tende a creare comunità dinamiche di ascolto e condivisione dell’evento, percorrendo le con-fusioni di un’arte sinestetica dei rumori. Indicazione presente anche nel manifesto de La pittura dei suoni, rumori e odori di Carlo Carrà (1913): “Noi pittori futuristi affermiamo che i suoni, i rumori e gli odori si incorporano nell’espressione delle linee, dei volumi, e dei colori”. Rumore come Arte Totale, dunque, da esprimere in ogni luogo e anche on the road. La bellezza di un’azione nella vita può divenire così suono del “Creare vivendo” (Marinetti): anche attraverso i ‘barbari sognanti’ di oggi.

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1 Stralci del testo sono stati pubblicati su: V. Conte, Pulsional Gender Art, Avanguardia 21 Ed., Roma 2011; V. Conte, Arte Ultima, Avanguardia 21 Ed., Roma 2017.

2 Cfr. V. Conte, Evola e l’arte-poesia, in AA.VV., Julius Evola e la sua eredità culturale, Edizioni Mediterranee, Roma 2017.

3 V. Conte in Vitaldix T Rose, Ritual Rumore, dvd con allegato, ToDesign Schiavone, Squinzano (Le) 2016. Il video Festa Bianca è diventato ambientazione in Ritual FestArte come Arte Ultima, Galleria Core, Roma 13 gennaio 2017. Ideazione-evento di V. Conte. Interventi teorici di G. Carpi, F. Barbi Marinetti, M. Francolini, A. Saccoccio. Azioni, video, interventi sonori di: L Baldieri e T Pertoso, G. Montez, R. Guerra, ecc.

4 V. Conte – C. Strano, Manifesto della Pulsione, 21 ottobre 2009

5 Pulsional Ru.mo.re! Italian Rebellion Action Body Poem (a c. di V. Conte, A. Saccoccio, H. Velena), cd con allegato, Avanguardia 21 Ed., Roma 2013.

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3 pensieri su ““Futurismo: Passaggi e pulsione”, un saggio di Vitaldo Conte

  1. questo articolo saggio non parla solo di futurismo ma anche di esperienze attuali che si ricollegano al futurismo.
    oggi ricollegarsi alle avanguardie è problematico: le mode, i consumi, i social network, il marketing sviluppano messaggi, innovazioni, provocazioni, prodotti quotidianamente; tanti artisti potrebbero ingenuamente credersi d’avanguardia partecipando a tutto questo, quindi oltre a partecipare, occorre una visione e conoscenza d’insieme e generale della società attuale e l’epoca di passaggio che viviamo.
    l’avanguardia deve stimolare la ricerca artistica legata a una politica del mondo, altrimenti ci si limita a sviluppare e mostrare una semplice nuova tecnica attraverso un’arte al minuto.

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