
Di FABIO MICHIELI *
Siamo chiamati a riconsiderare e ridefinire la poesia erotica guardandola da un altro punto di vista, nella nuova raccolta di Sonia Caporossi, Erotomaculae; e questo perché il punto di vista è tutto femminile – il che non costituisce un elemento di novità, se guardiamo alla tradizione -, declinato in un modo diretto che nemmeno un uomo mai ha osato, se non scadendo nel grottesco.
Certo, il lessico, i modi, le immagini, a volte sono talmente vivi, quasi tattili, che ci si chiede se l’intenzione provocatoria non abbia la meglio sulla forma poetica; ma se questa fosse l’unica via percorribile per descrivere in questi anni sia l’amore sia il sesso? se ci fossimo finalmente sgravati di ogni parastruttura falsamente morale?
Erotomaculae offre una risposta a queste domande, e la offre anche sul piano estetico: le categorie del “vero” e del “bello” si uniscono in una sorta di nuova categoria: l’unico possibile (e già sento gli strali della ‘filosofa’ Caporossi alla lettura di questa formula di sintesi).
Non possiamo, però, negare che la volontà di questa poesia sia quella di abbattere il modo più consueto, quasi ovvio, di raccontare una passione carnale fin nei suoi fluidi corporei, senza farsi pornografia. Questa è vera poesia erotica, nella quale colei che ama canta la propria amata in ogni suo sussulto, suggerendo, però, al lettore anche altri percorsi di lettura, di analisi, attraverso anche la forma accolta. È come accogliere un corpo, perché questa è la centralità del dettato: il corpo (come suggerisce Giovanna Frene in quarta di copertina).
Non è poesia per immagini − e di questo sono immensamente grato a Sonia Caporossi − quella proposta in questa raccolta: è comunque una forma di poesia che fa delle precise scelte grafiche un punto di forza: il gioco sulla dimensione del carattere per alcune voci, o, di contro, quello dell’autocensura per altre sequenze, impone al lettore un costante interrogarsi su cosa vogliano far davvero emergere i versi.
Le poesie di Erotomaculae intendono così provare a svelare il mistero del piacere assoluto attraverso anche una forma ‘assoluta’ di poesia, o di espressione poetica che utilizzi più codici possibili, come una partitura musicale sviluppata in un numero elevatissimo di movimenti (e il discorso musicale non è affatto estraneo alla nostra poeta). Un esperimento, questo, che porta agli occhi del lettore la padronanza del mezzo poetico da parte di Sonia Caporossi, e la sua capacità di innestarvi un precisa direzione estetica.
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* Precedentemente pubblicato su Poetarum Silva.
https://poetarumsilva.com/2016/07/08/sonia-caporossi-erotomaculae/
L’ha ripubblicato su disartrofonie.