Quello che vale
Ho scrostato il buio del rimpianto
e le ginocchia diventate
i santi di gesso di una pieve antica
dondolano al twist.
Ora mi sorridi d’inverno
come se io tornassi dalle Crociate.
Mi lavi i piedi con il tuo cuore spugnoso
e lentamente li asciughi. Il tuo seno
geografico è il friabile terrapieno
di un’autostrada della pianura padana.
Ho voglia di una vasta biblioteca
arresa alle tende nel deserto,
e disegnar monete antiche
davanti un bicchiere di plastica
pieno d’acqua del Tour.
Il Tour de France con i giudici in motocicletta
sorvegliando la corsa di lato.
Parlami di guerre vinte mentre mi riposo.
E non guarirmi se poi ti allontani
nell’elegante grazia del bisogno.
(Che ancora il guardarti
scalda l’epoca del precipitare.)
E come una pastiglia effervescente
si scioglie d’estasi nuova in liquida trama
un punto premo sulla tua figura
così desiderata fitta godi, forte ti esclama.
e non guarirmi se poi ti allontani
nell’elegante grazia del bisogno.
“ti prego non amarmi se non puoi restare”
bellissima, luigi.
Grazie Mfree!
Molto bella, pregna di una sensibilità e delicatezza rare.
Che grand’uomo devi essere, così, a istinto.
Ciao, Marco
Sì un grande uomo indubbiamente, non ho dubbi al riguardo… Grazie, delle belle parole di apprezzamento scherzi a parte. Ciao a te, Marco!
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